lunedì 3 gennaio 2011


Lavoratori, tiè!

di Piergiorgio Odifreddi
Più che un capitano d’industria, Marchionne sembra Sordi ne I vitelloni di Fellini: uno strafottente che, quando passa vicino agli operai, fa loro il gesto dell’ombrello e urla “Lavoratori, tiè”! Ma coi tempi che corrono, con comparse come Fassino e Chiamparino a fargli da spalla, e capipopolo come Berlusconi e Obama ad applaudirlo, c’è poco da sperare che l’auto su cui viaggia Marchionne si fermi di botto e lui sia costretto a scappare come Sordi.
Che Berlusconi lo applauda, non stupisce. Basta leggere Giovanni Agnelli, la biografia che Valerio Castronovo ha dedicato anni fa al fondatore della Fiat, per capire come nacque la sua industria e come egli fece i suoi soldi: esattamente come Mediaset e Berlusconi, appunto. Cioè, con aggiottaggi, denunce, processi, corruzioni di giudici, tangenti ai partiti, speculazioni edilizie (Bardonecchia vs. Milano Due), controllo di una stampa addomesticata (La Stampa vs. il Giornale), fiancheggiamenti dell’uomo forte (Mussolini vs. Craxi), e infine discesa in campo: da primo senatore a vita nominato dal Duce l’uno, e da presidente del Consiglio l’altro.
Dopo la guerra la nascente democrazia trovò insostenibile che un tale malfattore mantenesse la proprietà di un’azienda che era prosperata sulla pelle dei lavoratori, e nel collaborazionismo coi fascisti. Agnelli e Valletta furono spogliati della presidenza e dell’amministrazione della Fiat, ma la sporca realpolitik ebbe presto il sopravvento sui puri ideali. Agnelli ebbe la compiacenza di morire, e Valletta fu reintegrato nel suo ruolo. Vent’anni dopo sarebbe stato nominato senatore a vita dal socialdemocratico Saragat, così come l’erede del vecchio senatore, il rampollo Gianni, lo sarebbe stato nel 1991 dal democristiano Cossiga.
E fu proprio l’avvocato a dichiarare una volta che “la Fiat è governativa”. Cioè, pronta a scendere a patti con qualunque governo, pur di continuare a praticare la politica del capitalismo d’accatto che ha dissanguato l’Italia: gli utili agli imprenditori, le perdite allo stato (e dunque, ai lavoratori). Se la Fiat ha prosperato nel dopoguerra, è stato grazie a una dissennata politica di privilegio dell’auto privata a scapito dei servizi pubblici. A una vergognosa assimilazione degli operai alle macchine, sfruttati quando serve e parcheggiati in cassaintegrazione altrimenti. A una compiacente concessione di incentivi e rottamazioni, per sostenere artificialmente un mercato terminale e inutile.
Naturalmente, i privilegi concessi dal governo venivano doverosamente pagati dalla Fiat. La sua corruzione dei partiti politici dovette essere ecumenica, visto che misteriosamente fu solo sfiorata da Tangentopoli. E quando servì, come già aveva fatto il nonno col vecchio fascismo, così rifece il nipote col nuovo. Da senatore a vita, insieme agli ex-presidenti Leone e Cossiga, fornì un voto determinante per la fiducia al primo governo Berlusconi, nel 1994: anche se poi, durante il secondo governo Prodi, la destra finse di dimenticarsi di aver già essa stessa giocato questo gioco.
E fu lo stesso Agnelli a sdoganare una seconda volta Berlusconi nel 2001, quando rispose alle perplessità internazionali dichiarando che l’Italia non era una repubblica delle banane, e mandando un suo uomo al ministero degli Esteri. In precedenza, quello stesso ministero era stato ricoperto da sua sorella, sempre all’insegna del conflitto di interessi: di nuovo, un’altro motivo di compiacimento per Berlusconi, che non ha mai negato di avere per l’avvocato una vera e propria venerazione, tanto da tenerne la foto sul tavolo come esempio, nei primi tempi della sua carriera.
Marchionne dovrebbe semplicemente avere la decenza di riconoscere la storia dell’azienda che si trova ad amministrare. Perchè, invece di accettare la sua carità di 360 euro lordi l’anno in cambio della rinuncia ai diritti sindacali, non lo si obbliga a restituire il maltolto e non lo si rimanda da dove viene? E, soprattutto, perchè quando si lamenta in tv che la Fiat non guadagna un euro in Italia, il conduttore non gli fa il gesto dell’ombrello e non gli urla: “Marchionne, tiè”?
Da La Repubblica del 29/12/2010

venerdì 31 dicembre 2010

I PRIMI 10 ANNI DEL DUEMILA ... ANNI DE PAURA ...

Senza fine ... senza un'attimo di respiro ...
Dopo gli anni del terrore "... undici settembre, mucca pazza, guerra in Afghanistan, epidemia di SARS, esplosione dello Shuttle, invasione dell'Iraq, attentati di Madrid, Tsunami nell'Oceano Indiano, strage nella scuola di Beslan, attacco metropolitana di Londra, uragano Katrina, epidemia aviaria ... oggi all'apocalisse si sostituisce il declino, alla catastrofe la decadenza. Lo spettro della fine non si annuncia più come schianto ma come sfinimento ... la crisi dei mutui negli USA trascina con sé il sistema finanziario globale... e l'Occidente, l'Europa in particolare e l'Italia soprattutto, si scoprono impoveriti. Si diffonde la consapevolezza che il nostro ciclo espansivo è finito da trent'anni, vissuti nell'illusione di un benessere che era solo il riflesso declinante di una crescita arrestatasi già alla metà degli anni '70 ..."

tratto da "L'Apocalisse può attendere" di Antonio Scurati
31/12/2010 - LA STAMPA

giovedì 30 dicembre 2010

Ebbene si, con l'"evoluzione" la destra sparirà ... eheheh

Sei di destra o di sinistra? La differenza è nel cervello
Un gruppo di scienziati dell’University College di Londra ha scoperto una “forte correlazione” tra lo spessore di due particolari aree della materia grigia e le opinioni politiche. Chi è dichiaratamente di destra ha un’amigdala - la parte primitiva del cervello associata con le emozioni e la paura - più pronunciata; al contrario costoro hanno una corteccia cingolata anteriore, la parte del cervello associata con il coraggio e la capacità di guardare il lato positivo della vita, più piccola. La ricerca è stata guidata da Geraint Reiss, diretto dell’Istituto di Neuroscienze Cognitive dell’UCL, che ha analizzato il cervello di due membri del Parlamento europeo e di 90 studenti; ed ha scoperto che le dimensioni delle due aree del cervello erano direttamente connesse con le posizioni politiche dei volontari.
... «Siamo stati tutti molto sorpresi dallo scoprire che c’era un’area del cervello con cui prevedere una posizione politica. È molto sorprendente perché suggerisce che c’è qualcosa di un atteggiamento politico che è codificato nella nostra struttura del cervello attraverso l’esperienza o che c’è qualcosa nella nostra struttura cerebrale che determina o si traduce in un atteggiamento politico».
... È del 2003 una ricerca, firmata da John Jost della Stanford University sulla rivista Psychological Bulletin, che mostra che i tratti psicologici associabili all’uomo “conservatore” sono “fissi”: rigidità mentale, autoritarismo, chiusura. Uno studio più recente ... dallo scienziato italo-americano David Amodio dell’Università di New York, dimostra che di fronte a cambiamenti improvvisi le persone con tendenze liberali sono più rapide a rispondere e ad adattarsi alla novità. ... Amodio ha coinvolto un gruppo di volontari parte dei quali si erano dichiarati di sinistra, parte di destra. Li ha sottoposti a un test per vedere quanto il loro cervello fosse pronto a riconoscere i cambiamenti improvvisi, ed è emerso che quello dei liberali è più “scattante” e questo li rende più capaci di rispondere al cambiamento inatteso...
fonte: 30/12/2010 - RICERCA - LA STAMPA

lunedì 27 dicembre 2010

 IL CAPITALISMO DEGLI SQUALI VINCE ...
Giorgio Cremaschi, presidente del Comitato centrale della Fiom  attacca l'accordo sottoscritto fra la Fiat e le altre sigle sindacali: “E’ la prima volta dai tempi del fascismo che si prova a togliere il diritto dei lavoratori ad eleggere i propri rappresentanti” ... “E' come se Berlusconi dicesse che per risanare il bilancio bisogna cancellare le elezioni ... come il 2 ottobre del 1925, quando l’allora presidente del Consiglio Benito Mussolini assieme a Confindustria e ai sindacati fascisti firmò un accordo per l’azzeramento delle commissioni interne alle fabbriche” ... Uilm e Fim-Cisl che, al contrario della Fiom, hanno firmato il documento “Sono sindacati gialli, alle complete dipendenze della Fiat. Non è mai successo – continua Cremaschi – che due organizzazioni firmino un accordo di quella portata escludendone un altro. Che per giunta è il sindacato principale e più rappresentativo”

LIBERO ...de che???

Due direttori, tre padroni
...i fondi pubblici a Libero, che sta in piedi grazie ai parecchi italiani che non lo comprano ma lo pagano lo stesso (7 milioni l’anno fino al 2008, poi s’è bloccato tutto: persino la Presidenza del Consiglio dubita che Libero ne abbia diritto). Ma ora Belpietro vi rinuncerà di certo, diffidando il governo dal seguitare a erogarli: nel 2008, infatti, attaccò Littorio su Panorama per i “39 milioni in 7 anni” percepiti da Libero a spese dei contribuenti grazie al “furbo espediente” con cui si è travestito da “supplemento di Opinioni nuove, bollettino del movimento monarchico”, ergo “paga Pantalone”, dunque “Feltri si arrampica sugli specchi per giustificare il finanziamento pubblico. È uno stile libero che non gli si addice”. La rinuncia insomma s’impone. Sennò si potrebbe insinuare che i Jalisse della penna dirigano un giornale nato da “un furbo espediente” e sono talmente liberi da avere tre padroni: Angelucci, Berlusconi e Pantalone... 
M.Travaglio Il Fatto Quotidiano, 24 dicembre 2010.

lunedì 9 marzo 2009

aaaaaaaaaah ... LA GUERRA

"La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa avere benefici. Le guerre devono essere dirette in modo tale che entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere.”

Amschel Mayer Rothschild (1773)

I Rothschild, che hanno quell'interessante punto di vista su come farci indebitare, hanno, in tre secoli, costruito un impero economico, con 40 uffici in 30 paesi e una posizione di leadership in tutte le maggiori operazioni di finanza straordinaria nel Vecchio Continente.

I Rothschild sono “alleati” ad altre banche che fanno parte della Federal Reserve americana, della BCE europea e delle varie banche centrali di ogni singolo Stato. Oltre ai Rothschild nelle principali istituzioni bancarie mondiali ci sono i Warburg, i Morgan della JP Morgan, i Rockefeller, gli eredi Goldman Sachs, i Lazard, i Kuhn Loeb e i misteriosi proprietari della Israele Moses Seif of Italy.
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